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Klaus Schwab l’umanista e Klaus Schwab il terrorista

Gaslight (George Cukor, 1944)

«Nel considerare la cinica perversione che è il testo Great Reset di Klaus Schwab, la sua critica al sistema stesso che sta sviluppando all’interno dello stesso libro che ne esalta i meriti e l’inevitabilità, è tale da assorbire, burocratizzare, professionalizzare, gestire, sussumere e superare critiche reali alla distopia emergente, come forma di “autocritica”. Le note finali sono piene di riferimenti ad articoli di autori e pensatori che si oppongono alla nascente tecnocrazia, di cui il Forum Economico Mondiale esiste esclusivamente per esserne al servizio.


Questa “autocritica” di tipo gaslighting è un metodo di controllo da parte del sistema su potenziali critiche al sistema. È una critica artificiosa, gestita dal sistema e al servizio del sistema, poiché avanza con quelle medesime caratteristiche che vengono allo stesso tempo criticate».

Di Joaquin Flores

La crescente distopia tecnocratica sembra perpetuare l’eredità della socialdemocrazia, anche se in modo perverso, e quindi l’utilizzo dei partiti Verdi e dei partiti socialdemocratici in Europa per implementarla è sia previsto che razionale.

Ci sono due uomini di nome Klaus Schwab, senza dubbio.

Un uomo di nome Klaus Schwab è visto dai veri credenti, dagli intellettualoidi, dall’intelligentsia liberale, dalla popolazione istituzionalmente raffinata, come un uomo che si preoccupa profondamente dell’umanità. Sembra che credano che i suoi avvertimenti siano sinceri anche se misteriosamente e sorprendentemente preveggenti. Il Forum Economico Mondiale, dopo tutto, deve essere stato istituito con grande preoccupazione per l’umanità poiché è sostenuto principalmente dall’istituzione più umana della storia umana, il Fondo Monetario Internazionale. Questo Klaus Schwab è un umanista.

Quindi forse questo è proprio il caso dei veri credenti; coloro che accettano per oro colato la nuova “distinzione” schwabiana che ci viene chiesto di apprezzare tra un capitalismo azionario e un capitalismo 2.0, un capitalismo degli stakeholders.

Poi c’è un secondo uomo di nome Klaus Schwab, che è visto dal resto del mondo e dalle persone pensanti al suo interno, per il mostro che è. Uno smorfieggiante Klaus Schwab che appare sugli schermi di smartphone e tablet per avvertire di un destino imminente, nessun ritorno alla normalità, nuove pandemie che colpiranno molto presto e un’ondata di attacchi informatici. Questo Klaus Schwab è un terrorista in generale, un personaggio che, come il dottor Fauci e Bill Gates, sembra saltato fuori dal casting per i cattivi di Bond.

Poiché le persone che non hanno scambiato la basilare intelligenza sociale con il credito sociale, si rendono conto che, se la persona che sta emettendo avvisi di catastrofi è il miglior amico delle stesse persone che creeranno quelle catastrofi, quelli non sono avvertimenti. Proprio come per Fauci che nel 2017 ha affermato che una massiccia pandemia avrebbe avuto luogo entro il mandato di Trump. Non sono avvertimenti, sono minacce. Schwab è quello che consegna le minacce; Schwab è il terrorista.

Perché è così difficile capire che il W.E.F. fa solo ciò che è nell’interesse del F.M.I.?

Come dobbiamo distinguere il capitalismo degli azionisti dal capitalismo degli stakeholders?

L’idea di capitalismo “socialmente responsabile” non è nuova. Ha rappresentato l’ala centrista del fascismo circa 90 anni fa; è cioè l’incarnazione dell’ideale corporativo e tecnocratico del secolo scorso fino agli anni ’70 circa, con l’introduzione del friedmanesimo. In questo senso, possiamo dire che gli Stati Uniti e l’UE sono esistiti su due traiettorie separate, con maggiori fondamenta nell’UE basate sull’idea di responsabilità sociale nella sala dei bottoni.

Nel nostro lavoro passato nella sezione sull’ideologia aziendale e lo Stato in “La morale del Grande Reset: eutanasia per gli inessenziali”, abbiamo discusso la biforcazione dell’idea corporativa di bene sociale, un tipo di capitalismo degli stakeholders che esisteva accanto alle idee progressiste. Queste sono state strombazzate come ragioni per cui il socialismo non era necessario, poiché ciò che era buono per le corporations era anche buono per la società perché questi industriali avevano bisogno di comunità forti per creare condizioni stabili, lavoratori ben pagati per acquistare i prodotti che producevano. Questa era l’epoca del capitalismo prima della globalizzazione. Anche noi abbiamo creduto in questo ideale, come Henry Ford.

Poi è arrivata una nuova idea, sempre più prominente nel discorso americano negli anni ’80, dove contava solo la linea di fondo. Possiamo dire che il periodo di Friedman che si era insinuato nella cultura negli anni ’70 aveva finalmente raggiunto il mainstream.

Ma alla fine, la vecchia idea di capitalismo sociale è tornata in una nuova incarnazione, un nuovo marchio, dal W.E.F.: stakeholder capitalism and capitalism 2.0.

Una differenza fondamentale che non può essere sufficentemente sottolineata, tuttavia, è che non esiste un piano a lungo termine per l’I.S.A. (Ideological State Apparatus) del capitalismo degli stakeholders. Usano semplicemente il termine “capitalismo” per mantenere la continuità sociale e ideologica con l’attuale incarnazione del capitalismo monopolistico. Ma l’obiettivo è gestire una società rigorosamente post-capitalista. Questo però non è quello previsto dalla sinistra, ma piuttosto quello in cui si sviluppano nuove tecnologie coercitive e spopolanti lungo un percorso misantropico verso la transizione dalla plutocrazia alla tecnocrazia.

I suoi veri credenti che presumono che le persone siano buone quando dicono cose buone e fanno buone promesse, e ignorano completamente secoli di storia delle persone o qualsiasi intuizione nella teoria politica e sociale: come disse Lord Acton, lo storico britannico: “Tutto il potere tende a corrompere; il potere assoluto corrompe assolutamente”.

C’è una ragione per cui stiamo assistendo a una rinascita di questo vecchio tipo di ideale aziendale. Poiché i governi sovrani e le democrazie cessano di esistere, il concetto friedmaniano di esternalizzazione dei costi, che fa parte incrollabilmente del paradigma attuale, non può più essere l’ideologia ufficiale della classe dominante.

In verità, devono mantenere questa visione dell’esternalizzazione dei costi, che è il fondamento e la spiegazione del loro schema misantropico. I paradigmi non vengono scossi in questo modo, tendono a schiantarsi e bruciare insieme ai loro aderenti. Ciò dà origine a ciò che Pareto ha chiamato la rotazione delle élites. Quindi, possiamo vedere che l’attuale classe dirigente non abbraccia davvero alcun cambiamento. Piuttosto, lo intende come una nuova demagogia.

E così vediamo superficialmente la “stakeholder society” abbracciata da una nuova tecnocrazia dominante, soprattutto alla luce dell’automazione e del fatto che la maggior parte della popolazione umana sarà in eccesso e ridondante. Naturalmente, una società degli shareholders deve lasciare il posto ai punti di discussione su una società degli stakeholders.

E così ci viene chiesto di immaginare che ci sia una differenza rivoluzionaria tra il “vecchio” concetto friedmaniano della società gestita dagli azionisti, e la nuova società gestita dalle parti interessate. Questo felice discorso è iniziato qualche decennio fa, quando ci è stato chiesto di abbracciare un “Capitalismo 2.0”, un capitalismo dal volto amico, e così via. Questa è stata l’ideologia ufficiale della socialdemocrazia nell’era postbellica, e per queste ragioni vediamo che la sinistra moderata europea (quella che negli Stati Uniti verrebbe erroneamente definita “estrema sinistra”) può posizionarsi a favore dell’agenda del Grande Reset a condizione che ignori i bisogni effettivi o il lavoro, organizzato o meno.

La Grande Ipocrisia del Grande Reset

I due uomini di nome Klaus Schwab sono entrambi portavoce dello stesso processo. Qualsiasi apparente attenzione all’umanità, all’inclusione, al miglioramento delle condizioni di vita, al controllo del potere delle corporazioni nel libro di Schwab “Covid-19: The Great Reset”, è un gesto formale per ingraziarsi il segmento liberal-idealista della popolazione istituzionalmente raffinata.

Il W.E.F. ospita dibattiti su come “Combattere la povertà globale” e pubblica rapporti come Povertà: passato, presente e futuro. In qualità di think tank principale del F.M.I., non dovrebbe sorprendere che gli obiettivi effettivi del W.E.F. siano di fornire una copertura progressiva per la ridistribuzione verso l’alto del capitale agli stessi istituti di credito che servono, mascherando questo attraverso l’inversione e biforcazione della lingua nel senso orwelliano di “doublespeak”. Ed è stata proprio la concentrazione del capitale lungo i vertici di distribuzione verso l’alto – la vera fuga di capitali – che è principalmente responsabile della povertà globale.

Il World Economic Forum presenta un mondo alla rovescia, in cui i loro briefing politici e libri bianchi che esprimono preoccupazioni sulla povertà stanno in realtà lavorando in armonia con gli schemi di distribuzione verso l’alto del F.M.I.. La riduzione del potere locale degli Stati sovrani è inquadrata come “anticorruzione” e “trasparenza”. L’austera riduzione dell’accesso alla salute e ai servizi umani nei paesi in via di sviluppo è vista positivamente come indicatori di crescita economica, nonostante l’elevata relazione causale diretta tra austerità (attraverso l’adeguamento strutturale) e povertà.

Presentano la conformità del mondo in via di sviluppo con la governance globale, ovvero la stabilità, come direttamente correlata all’eliminazione della povertà, quando in realtà questi due vettori sono inversamente correlati.

Vale a dire, più i paesi rispettano i programmi di aggiustamento strutturale, più è difficile effettivamente superare la povertà. Il F.M.I. aveva finora orientato il suo lavoro verso la monopolarità geopolitica e geoeconomica, con il proprio hub transatlantico come sede del potere.

Ora sembra che il F.M.I. e il suo hub transatlantico abbiano rinunciato al loro obiettivo di ristabilire il loro momento monopolare degli anni ’90.

È vero che molti paesi hanno fatto passi da gigante nel superare la povertà – questo è stato ottenuto lottando contro il F.M.I. e creando alternative al F.M.I. come i BRICS. Questo non vuol dire che i paesi dietro i BRICS siano ben intenzionati, ma che le intenzioni qui hanno poco a che fare con il beneficio netto per i paesi debitori introdotto dal semplice fatto di un interesse concorrente.

Il libro di Klaus Schwab “Covid-19: The Great Reset” è scritto in modo biunivoco: le lamentele per la crisi economica affrontata dalle popolazioni si leggono meglio come esaltazioni. Le descrizioni di pericolosi processi di formazione della distopia in quel libro, che si riferiscono apertamente a “The Handmaid’s Tale”, dovrebbero essere lette come veri e propri ingranaggi della “soluzione” nell’opera.

Nel libro di Klaus Schwab “Covid-19: The Great Reset”, vengono contemplati o almeno menzionati eventuali potenziali “abusi”, “crimini” e “futuri distopici” derivanti dalle politiche sociali del Great Reset. Nel capitolo The Macro Reset, sezione 1.6.3, sottotitolato “The Risk of Dystopia”, (pag. 167) per esempio, vengono discusse visioni da incubo come nelle serie televisive “The Handmaid’s Tale”, “Black Mirror” e le critiche al data mining e alla sorveglianza in “Capitalismo di sorveglianza”, di Shoshana Zuboff.

Queste distopie sono riconosciute come gli analoghi risultati reali e potenziali della legislazione e delle politiche aziendali che le popolazioni subiranno e sopporteranno per mano delle politiche aziendali e governative a seguito del Grande Reset.

In mostra qui, in forma microcosmica, l’intero I.S.A. (Ideological State Apparatus) della tecnocrazia e, da alcuni decenni, lo stesso neoliberismo – attraverso i partiti della II Internazionale, attraverso le ONG di Soros e US-AID e il NED, ecc., all’infinito.

Due uomini di nome Klaus Schwab

Schwab deve essere inteso come una sorta di Mengele della psicologia organizzativa, e anche ideologo per un nuovo sistema che utilizza il trauma – atti terroristici e minacce terroristiche – per introdurre una nuova accettazione della realtà in un orribile parallelo con il personaggio di Max Von Sydow, il Dr. Naehring in Shutter Island.

Il trauma è il punto di ingresso e i crimini precedenti che sono stati commessi contro l’umanità possono essere trasformati attraverso questo trauma in crimini che l’umanità stessa ha commesso e che ora deve pagare a caro prezzo. I crimini della classe dirigente contro i popoli si trasformano in crimini che i popoli hanno commesso e che la classe dirigente – gli stakeholders (governi, ONG, istituzioni) devono ora correggere. E le misure correttive saranno di natura punitiva e disciplinare.

Poiché l’ideologia progressista (l’I.S.A. della modernità) riconosce i suoi attuali difetti, tenta di dividersi dal sistema attuale che sostiene. Può essere sia l’ideologia legittimante di un sistema, sia il principale critico di quel sistema verso un sistema futuro migliore. Si legittima oggi in base a cose che promette di poter aggiustare in futuro.

Il W.E.F. non ha davvero bisogno di ascoltare i problemi reali della popolazione, può contare su un’accademia piena di critici professionisti prodotta dalle accademie del sistema stesso, che usano un miscuglio di ideologia e speculazione per sintetizzare qualcosa che assomiglia a un riconoscimento dei problemi della popolazione. Ciò ha creato l’illusione che il sistema fosse pluralista, quando praticava una forma elevata di psicologia sociale e sociologia demagogica.

La tecnocrazia della plutocrazia moderna, mentre passa a un nuovo tipo di oligarchia, è simile al fascismo in quanto prende molti dei tropi e delle strutture discorsive dell’anticapitalismo e della giustizia sociale, ma in un modo che colpisce verso il basso come il fascismo-in-potenza lo ha fatto, e li arma nell’interesse del leviatano tecnocratico decisamente antisociale e ingiusto.

La tecnocrazia è diversa dal fascismo in quanto utilizza la sinistra attuale, e chiaramente non la destra populista. Ciò è dimostrato dal Trumpismo negli Stati Uniti o dalla Le Pen in Francia, la cui base si oppone ai lockdown, all’obbligo di maschere e vaccini, alla chiusura delle attività e alle quarantene simili a carceri del Grande Reset del Covid-19. Qui, la crescente distopia tecnocratica può anche sembrare portare avanti l’eredità della socialdemocrazia, anche se in modo perverso, e quindi l’utilizzo dei partiti Verdi e dei partiti socialdemocratici in Europa per implementarli è sia previsto che razionale.

Peggio ancora, anche i partiti di centrodestra fanno parte di questo schema, e quando si muovono di pari passo con l’agenda del Grande Reset, possono persino ricevere un riscontro positivo dai media dell’establishment di centrosinistra (sinistra culturale) che definisce la maggior parte dei media occidentali al momento.

E ancora, sono tutti partiti politici che, con l’ascesa del neoliberismo e della globalizzazione, all’indomani della distruzione dell’URSS, da tre decenni (o più) hanno assunto il manto della sinergia pubblico-corporativa della tradizione dei vari fascismi, pur non riconoscendola.

Per chiarire questo punto con chiarezza: fascismo e socialdemocrazia condividono una concezione quasi identica di economia politica (sinergia impresa-pubblico). Se il fascismo è socialdemocrazia senza pluralismo né concezione liberale dei diritti umani – o meglio – se la socialdemocrazia è fascismo ma con pluralismo e concezione liberale dei diritti umani – allora la tecnocrazia si fonda su quella economia politica condivisa dal fascismo e dalla socialdemocrazia come un punto di partenza, limitandosi a sostenere formalmente il pluralismo e le concezioni liberali dei diritti umani, utilizzando di fatto un metodo fascista di governo antidemocratico e antipluralista. Ecco perché abbiamo due uomini di nome Klaus Schwab.

In aggiunta a ciò, i tecnocrati aziendali dei social media che sono impegnati nel Grande Reset, usano la minaccia immaginaria dell'”estrema destra”, e ora “l’esitazione vaccinale”, per perseguire una politica di censura indistinguibile dal totalitarismo (di estrema sinistra o di estrema destra).

Nel considerare la cinica perversione che è il testo Great Reset di Klaus Schwab, la sua critica al sistema stesso che sta sviluppando all’interno dello stesso libro che ne esalta i meriti e l’inevitabilità, è tale da assorbire, burocratizzare, professionalizzare, gestire, sussumere e superare critiche reali alla distopia emergente, come forma di “autocritica”. Le note finali sono piene di riferimenti ad articoli di autori e pensatori che si oppongono alla nascente tecnocrazia, di cui il Forum Economico Mondiale esiste esclusivamente per esserne al servizio.

Questa “autocritica” di tipo gaslighting è un metodo di controllo da parte del sistema su potenziali critiche al sistema. È una critica artificiosa, gestita dal sistema e al servizio del sistema, poiché avanza con quelle medesime caratteristiche che vengono allo stesso tempo criticate.

Poiché le persone normali non possiedono più potere politico nei sistemi in cui il governo corporativo ha sostituito le repubbliche costituzionali, i costi devastanti saranno ridotti.

Per questi motivi possiamo vedere che ci sono due uomini di nome Klaus Schwab.

Fonte: strategic-culture.org

Traduzione: Alessandro Napoli

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