Il Marxismo di Klaus Schwab: un mago con i poteri degli inferi

Non potete servire Dio e Mammona (Luca 16:13)
Di Joaquin Flores
Combinando le idee marxiste del materialismo storico e del determinismo tecnologico con idee fasciste-futuriste di tecnocrazia e scientismo manageriale burocratico, il World Economic Forum persegue un percorso di “inclusività” per l’élite della classe manageriale.
Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e Mammona. – Luca 16:13
La società borghese moderna, con i suoi rapporti di produzione, di scambio e di proprietà, una società che ha evocato mezzi di produzione e di scambio così potenti, rassomiglia al mago che non riesce più a dominare le potenze degli inferi da lui evocate. – Karl Marx, Il Manifesto del Partito Comunista, Capitolo 1 – Borghesi e Proletari
Klaus Schwab ha sicuramente basato la sua carriera sulla massima «L’altezza dell’originalità è l’abilità nel nascondere le origini». Infatti, la sociologia marxiana e i derivati post-strutturalisti e post-fascisti sono stati accolti dal World Economic Forum, e dalle prestigiose istituzioni accademiche, come la metodologia fondamentale nell’esecuzione dei loro piani a lungo termine. In genere ciò comporta lo studio del rapporto tra l’evoluzione della tecnologia e la sua implicazione nei mutamenti riguardanti il diritto, l’organizzazione sociale, la cultura e i rapporti di potere tra le classi socio-economiche.
Nell’ultimo articolo abbiamo esaminato i derivati post-fascisti della teoria critica e del post-strutturalismo, i quali combinavano lo strutturalismo marxista con le tecnologie ricostituite del fascismo e di Heidegger. In questo capitolo esaminiamo l’enorme influenza di Marx su Schwab, che nasconde le sue fonti su più fronti. Ciò sarà dimostrato ancora una volta nel capitolo successivo sul neo-fascismo biforcato della nascente tecnocrazia, mettendo da parte la teoria critica e il post-strutturalismo, e guardando invece questa stessa questione attraverso lo sviluppo della gestione e dell’amministrazione aziendale di tipo “stakeholder” come una parziale confutazione dell’etica della “teoria degli stockholder” di Milton Friedman, la cosiddetta Dottrina Friedman.
Nell’opera di Marx discerniamo che l’era delle rivoluzioni industriali, a differenza delle epoche precedenti, determina un nuovo tipo di ordine sociale che ingloba in modo schiacciante la coscienza dei suoi vari e casuali attori. Li possiede, come un essere demoniaco venuto dagli inferi a immagine dello stesso Mammona, la logica delle macchinazioni del capitale.
Stabilisce la struttura per comprendere l’Intelligenza Artificiale e come quel sistema potrebbe diventare effettivamente autocosciente, o almeno dalle osservazioni, indistinguibile da un essere vivente cosciente. Mostra come, con l’ascesa e l’implementazione delle nuove tecnologie, la logica di quel sistema tecno-industriale sia molto più complessa che nelle fasi storiche precedenti, in modo tale che i suoi processi imitano o addirittura evidenziano una propria coscienza.
Un mago con i poteri degli inferi
Da Marx scopriamo che la classe dirigente della modernità, sorta formalmente al potere come i finanziatori della Prima Rivoluzione Industriale, era stata richiamata dagli inferi attraverso la sua complessità e che la logica di quel processo costituisce una coscienza artificiale al di là del controllo della stessa società industriale.
Così, l’inizio della Quarta Rivoluzione Industriale si trova sul precipizio della tarda modernità e della post-modernità, portando i segni di nascita della vecchia società, al grande divario davanti a un nuovo paradigma che la situa al di là del controllo, della comprensione e degli interessi di classe della classe dirigente della modernità.
Lo scopo di Klaus Schwab è quello di essere lo stregone in grado di controllare, comprendere e gestire gli spiriti degli inferi nel prossimo paradigma, delimitando il caos e le contraddizioni che tali imprese avevano prodotto in epoche storiche precedenti.
Klaus Schwab tenta di servire due padroni. In primo luogo, lo spirito degli inferi di Mammona, evocato dall’accumulazione ritualizzata di capitale della plutocrazia, che a sua volta la possiede. Secondo, Dio: attraverso alcune scoperte, tecnologiche e non, che apporterebbero benefici all’intera umanità come la stampa 3D. Ma Schwab, con la sua tunica da mago, non può servire due padroni.
Nel primer del 2016 di Klaus Schwab “La Quarta Rivoluzione Industriale“, veniamo introdotti immediatamente nel capitolo 1.1 (pag. 6) a una parafrasi diretta del materialismo storico marxista, senza attribuzione:
«Nel corso della storia si sono verificate rivoluzioni quando nuove tecnologie e nuovi modi di percepire il mondo innescarono un profondo cambiamento nei sistemi economici e nelle strutture sociali. Dato che la storia è usata come quadro di riferimento, la rapidità di questi cambiamenti può essere quantificata in anni per svilupparsi […] il passaggio dal foraggiamento all’agricoltura – avvenuto circa 10.000 anni fa ed è stato reso possibile dall’addomesticamento degli animali […] La rivoluzione agricola fu seguita da una serie di rivoluzioni industriali iniziate nella seconda metà del XVIII secolo».
Il capitolo prosegue esprimendo la più grande preoccupazione di Schwab, e cioè che ci sia un problema nella leadership eletta che non capisce cosa sia necessario affinché questa rivoluzione si realizzi in modo fluido ed efficace. Parte della soluzione immediata della sua proposta è l’egemonia culturale globale e l’uso di una classe di commissari politici (un insieme di esperti in diversi ambiti) per farla rispettare. Crede che, se attuata correttamente, possa mitigare la lotta di classe, dividendo la classe operaia priva di diritti e dispersa lungo linee di “appartenenza” (razza, genere/orientamento sessuale) in modo tale che le popolazioni non si ribellino lungo le linee di classe:
«In secondo luogo, nel mondo manca una narrativa coerente, positiva e comune che delinei le opportunità e le sfide della Quarta Rivoluzione Industriale, una narrativa essenziale se vogliamo dare potere a un insieme diversificato di individui e comunità ed evitare una reazione popolare contro i fondamentali cambiamenti in corso».
Ma perché ci sarebbe un contraccolpo popolare, se tali cambiamenti sono universalmente positivi?
Perché tali cambiamenti non lo sono. C’è un’incapacità generale di affrontare la questione riguardante l’obsolescenza pianificata e prende anche la posizione della plutocrazia come un dato immobile. Ciò è connesso ad un rallentamento dell’innovazione e delle tecnologie future nel senso inteso nella modernità, perché il ritorno sull’investimento tenderebbe, nel complesso, a diminuire in proporzione inversa all’aumento della tecnica di produzione.
L’obsolescenza pianificata è stata a lungo legata nel nostro paradigma all’innovazione, l’innovazione delle caratteristiche era così importante che l’uso di materiali di qualità superiore non era necessario. Ciò ha costretto i consumatori a utilizzare modelli più recenti con caratteristiche e funzioni nuove, anche se la tecnologia di base o l’utilità della merce non è stata significativamente migliorata rispetto allo spreco generato. Ciò ha consentito un ritorno sull’investimento per innovazioni minime o di discutibile utilità e si è basato invece sulla pubblicità e sul consumo cospicuo come parte integrante del processo di distribuzione.
Mentre il discorso del World Economic Forum danza accanto a un paradigma futuro, la logica del modo di produzione industriale è una variabile immutabile. Questo, anche se l’obsolescenza pianificata dell’era della Terza Rivoluzione Industriale era legata all’estrazione di plusvalore dal lavoro umano, dai prezzi monopolistici, dal prestito usurario e dall’occupazione come forma di controllo sociale (le mani inattive fanno il lavoro del diavolo), tutti eccezionalmente ridondanti in un’era di totale automazione.
In pezzi come “Coronavirus Shutdown: la fine della globalizzazione e dell’obsolescenza programmata – Entra nel Multipolarismo” sviluppiamo una base per comprendere che i veri obiettivi del Great Reset vanno verso un’ulteriore schiavitù, nonostante le possibilità tecnologiche presentate dalla stampa 3D e dall’Internet delle cose (IoT) tendano organicamente al localismo e al decentramento (lontano dalla globalizzazione). È evidente che l’obsolescenza programmata è molto dispendiosa ed è forse responsabile della maggior parte dei rifiuti che danneggiano l’ambiente (indipendentemente dal fatto che si accetti o meno la tesi del riscaldamento globale antropogenico).
Qualunque altra causa di emissioni di carbonio, inquinamento o danno ambientale insostenibile si possa immaginare, si può quasi sempre collegare tale risultato a una parte del ciclo di produzione e distribuzione di beni che vengono replicati inutilmente (dalla produzione di energia alla consegna dei prodotti), migliaia di volte al giorno, a causa dell’obsolescenza programmata.
Eppure le soluzioni del FMI non sono di aumentare in modo significativo la durata del prodotto, contro l’obsolescenza programmata, ma di ridurre il consumo umano di articoli ancora di scarsa fattura rendendoli costosi in termini di prezzo o tasse e riducendo il numero di persone perché gli esseri umani, nella rubrica della modernità, hanno valore solo come produttori e consumatori a scopo di lucro. Con i robot che producono, il consumo diventa “consumo inutile da parte di inutili consumatori“.
Come esseri umani inclusi tra questi numeri programmati per la ridondanza, dobbiamo meditare sulla premessa profondamente genocida e malvagia di questa equazione.
Nel pezzo “La morale del Grande Reset: eutanasia per gli inessenziali”, spieghiamo come sia lo stesso pensiero moribondo del paradigma che stiamo abbandonando, a segnare quello in cui stiamo entrando. La cultura aziendale della dottrina di Friedman (il leitmotiv dell’esternalizzazione dei costi) porta al genocidio quando il lavoro umano stesso non è più necessario.
Perché c’è una divergenza tra l’utilizzo delle tecnologie sociali (marxiane, ecc.) nel processo rivoluzionario che coinvolge le nuove tecnologie per eliminare la possibilità di una rotazione delle élites da un lato, e il problema più ampio delle “soluzioni originate dall’interno del paradigma”, dall’altro lato. Si tratta di due diverse questioni, e di questi ultimi il WEF non si occupa, perché appartengono al paradigma della Seconda e della Terza Rivoluzione Industriale, del ridimensionamento dei dipendenti, dell’uso della guerra e delle malattie come metodi di controllo della popolazione, della distruzione del libero scambio e delle funzioni di mercato, dell’austerità permanente come un modo per mostrare una strana versione di “crescita economica” su un libro mastro.
Qual è lo scopo del WEF?
Ci sono due reali possibilità per una Quarta Rivoluzione Industriale. Quella perseguita dal WEF/FMI è centralizzata e attuata nell’interesse dell’ancien regime, delle multinazionali, fa parte di una campagna di spopolamento di massa, (una popolazione non più necessaria alla luce dell’automazione) nonché una spinta a rivoluzionare i metodi di controllo sociale.
L’altro, proveniente da imprese medio-grandi, è decentralizzato e stabilisce nuove linee di produzione e distribuzione locale attraverso la stampa 3D, che ribaltano e relegano i membri della plutocrazia nella pattumiera della storia.
Ecco perché vediamo la spinta a distruggere le piccole, medie e grandi imprese, attraverso l’interruzione delle linee di approvvigionamento nei porti e l’accesso limitato ai capitali.
E quindi il prossimo obiettivo immediato della plutocrazia è eliminare le medie imprese prima che queste possano implementare la stampa 3D decentralizzata e inaugurare una Quarta Rivoluzione Industriale che segua il modello di capovolgere la vecchia struttura di potere.
Combinando le idee marxiste del materialismo storico e del determinismo tecnologico, con idee fasciste-futuriste di tecnocrazia e scientismo manageriale burocratico, il World Economic Forum persegue un percorso di “inclusività” per gli azionisti (l’élite della classe manageriale). Ciò accresce la loro funzione nella definizione delle politiche più di quanto gli attuali azionisti finanziaristi (la plutocrazia) abbiano finora richiesto, dato che il ciclo di produzione e distribuzione costituiva il più grande meccanismo di controllo sulle attività delle persone normali in quanto lavoratori e consumatori.
Questa élite manageriale può garantire che la pratica ereditaria della plutocrazia aristocratica non sia disturbata da quella che altrimenti sarebbe una contesa tra metodi di produzione decentralizzati e centralizzati, una probabile rotazione delle élites e risultati politici indesiderati.
Conclusione
Il post-strutturalismo e la teoria critica integrati al marxismo e al fascismo hanno ampiamente contribuito alla portata dei progetti del WEF, sia in senso lato, ma anche nella micro-ingegneria della pandemia fabbricata e nel sistema di credito sociale che ne deriva, come abbiamo spiegato in “Deplorevole fino a prova contraria: Kafka, Credito Sociale e Teoria Critica”. Nel descriverla come una “Quarta rivoluzione industriale” si crea e si rafforza l’aspettativa che, proprio come con la prima fino alla terza, le stesse famiglie dinastiche plutocratiche possano rimanere al potere.
Nel nostro pezzo “Il dilemma globalista: come attuare una Quarta Rivoluzione Industriale senza perdere potere”, abbiamo spiegato che storicamente, le rivoluzioni nelle forze produttive e tecnologiche hanno portato a grandi disordini sociali poiché queste nuove forze produttive hanno generato nuove classi sociali basate su quelle stesse forze, con il proprio progetto politico finalizzato a riflettere il loro ritrovato potere sociale.
Questi entrarono in conflitto con il vecchio ordine e generalmente portarono a ciò che Pareto descrisse come una rotazione (circolazione) delle élites. Marx esplora anche questi aspetti sociologici e prosegue affermando che attraverso la sua analisi, la società può per la prima volta essere autoconsapevole dello sviluppo della scienza della storia come una serie di rivoluzioni nelle forze produttive, dunque coloro che controllano la società possono controllare anche questi processi come un mago che ha veramente domato i poteri degli inferi.
Ciò che i membri dell’élite possono ben capire, il che spiega il conflitto inter-élite in corso, è che le stesse tecnologie utilizzate per ridurre la popolazione e rendere schiava la restante umanità, non si basano su una necessità scientifica o tecnologica. Invece, nonostante l’uso di un linguaggio tecno-industriale e razionalistico, derivante dalle tradizioni scientifiche della modernità, i veri impulsi e fini sono “malvagi”. Mammona come entità di alto rango nel pantheon degli dei malvagi, può ora essere esclusa per la prima volta nella storia conosciuta e ciò che abbiamo in atto è il nuovo sistema di una più grande incarnazione del Male – l’avversario e lo stesso accusatore – ciò che quindi viene percepito dalle comunità religiose come un processo descritto nell’Apocalisse.
Questi mezzi possono e saranno usati fino a quando non sarà rimasto al massimo un solo essere umano sul pianeta, come spiegato in “I tecnocrati del Grande Reset ci hanno davvero pensato? Il Male: tra spopolamento e Neuralink”, perché non c’è fine all’appetito che viene evocato. Gestire la transizione della plutocrazia in una tecnocrazia senza intoppi è solo una parte del requisito affinché questa distinta merce venga pubblicizzata. Le nuove tecnologie vengono implementate in un nuovo male espresso, la cui logica non sarà gestibile, e creerà un disastro da “apprendista stregone”.
Questo fatto deve essere compreso meglio da altri strati dell’élite, poiché anche il loro stesso destino è esplicitato in questo processo nonostante prendano il nome di stakeholders della Quarta Rivoluzione Industriale dello “Stakeholder Capitalism” di Schwab. Nel prossimo capitolo ci concentreremo sul “Fascismo di Klaus Schwab”, osservando come l’amministrazione aziendale e la teoria del management, nel prepararsi all’auspicata ondata successiva nella metamorfosi sociale dopo Milton Friedman, abbiano ricostruito l’essenza del fascismo.
Fonte: strategic-culture.org
Traduzione: Alessandro Napoli
Categorie
Economia, Esoterismo, Pandemia, Quarta Rivoluzione Industriale, Società