Panopticon: come il mondo accademico tradizionale ha normalizzato la reclusione di massa

«Ma c’era anche il sogno politico della pestilenza, […] La città colpita dalla peste, percorsa dappertutto dalla gerarchia, dalla sorveglianza, dall’osservazione, dalla scrittura; la città immobilizzata dal funzionamento di un potere estensivo che grava in modo distinto su tutti i corpi individuali: questa è l’utopia della città perfettamente governata. La pestilenza (prevista almeno come possibilità) è il processo nel corso del quale si può definire idealmente l’esercizio del potere disciplinare. Per far funzionare diritti e leggi, secondo la pura teoria, i giuristi si collocano con l’immaginazione nello stato di natura; per visualizzare il funzionamento perfetto delle discipline, i governanti sognavano il contesto di una pestilenza». (Michel Foucault, Sorvegliare e punire: nascita della prigione, capitolo “Il Panoptismo”)
Di Joaquin Flores
Il panopticon della Smart City è un sistema predisposto affinché i cittadini disimpegnino la polizia, si interroghino e si divulghino a vicenda.
Il mondo accademico, con la sua neolingua, è qualcosa di orribile. Solo attraverso la completa distruzione della lingua le politiche fasciste, che minacciano di sradicare l’umanità, possono essere spacciate per progressiste, perfino socialdemocratiche. Il nostro obiettivo qui è basarci sui nostri articoli precedenti per dimostrare che non si trattava di giochi intellettuali: siamo qui con i risultati.
L’orribile teoria e modello del Panopticon di Jeremy Bentham è apertamente presentato come una “visione positiva del futuro” che il mondo accademico ufficiale sostiene dalla torre d’avorio dei suoi idealisti liberali come fondamento delle “città intelligenti”. Il Great Reset trae apertamente ispirazione per la “Smart City” dal sistema carcerario del Panopticon.
Nel suo lavoro del 1975, “Sorvegliare e punire: nascita della prigione”, il post-strutturalista francese Michel Foucault, combinando le idee del suo mentore marxista Althusser e quelle di Nietzsche, esamina il panopticon di Bentham e lo fa risalire indietro nel tempo al concetto di quarantena giustificata da una pestilenza. Continua descrivendo la città del XVII secolo in quarantena come la base della nostra moderna concezione di prigione con dettagli orribilmente profetici, data la realtà attuale di un lockdown giustificato da una pestilenza, monitoraggio dei cittadini e sistema di controllo che già imprigiona milioni di persone in Europa e nel mondo anglofono.
Si tratta di una semplice coincidenza? O i pianificatori del Grande Reset hanno intenzionalmente preso la descrizione critica di Foucault della relazione tra panopticon e pestilenza come loro sistema operativo?
La prison-grid society, il progetto del panopticon è stato sviluppato dal liberale inglese del XIX secolo Jeremy Bentham, come abbiamo discusso in “Smart Cities: il perfezionamento della Prison-Grid Society”.
Le Smart Cities non sono semplicemente manifestazioni povere o distorte di una visione genuinamente positiva, sono genealogicamente difettose, risalenti a quel grande nemico dell’umanità, Thomas Hobbes, la cui influenza su Bentham fu profonda.
Dal punto di vista dello sviluppo pianificato, queste nuove città sono il culmine di diversi decenni di iniziative “Green” al centro di progetti di sinergia pubblico-privato, che sono stati la manna dal cielo per numerose università.
Il mondo accademico al servizio della tecnocrazia
A causa del declino corporativizzato della civiltà occidentale, anche a livello accademico, c’è stata una compartimentazione e la mancanza di un approccio interdisciplinare veramente critico. Ciò ha lasciato alle scuole di diritto, ingegneria e tecnologia il compito di proporre apertamente panopticon neo-benthamiani come Smart Cities, ma con una comprensione sconvolgentemente impoverita delle scienze politiche e della filosofia politica. Vedete, nelle loro menti, questo è considerato positivo.
Eppure questi campi contribuiscono necessariamente sia alla dimensione etica che pratica di qualsiasi progetto di civiltà come un “Grande Reset” per “ricostruire meglio” le “città intelligenti”.
Niente di tutto ciò vuol dire che non ci sia qualche tentativo di cimentarsi con l’etica dell’impresa a livello accademico. Il punto qui è che lo stato dell’accademia è incorso finora in un impoverimento, proprio perché il risultato del sistema dei premi per le facoltà e le cattedre è stato guidato dalla filantropia, una filantropia che a sua volta serve gli interessi della tecnocrazia, in linea con i progetti del World Economic Forum come il suo “Partners Program” , che lavora in tandem con la sua iniziativa “Young Global Leaders”.
Ciò crea una camera di risonanza e un circolo vizioso, in cui i presidenti dei dipartimenti con poteri sul curriculum e l’enfasi dei dipartimenti in questione, promuovono la successiva generazione di candidati attraverso i loro programmi universitari, che a loro volta avanzano attraverso un programma “meritocratico” sulla base dell’incarnazione della visione già delineata dal WEF.
Se concepiamo la “socialdemocrazia” come l’economia del fascismo con il suo sistema gemello di dominio aziendale più uno Stato sociale, aggiungiamo ad essa il recente emergere di un sistema ufficiale di classi composto da due tipi di cittadino “in-group vs. out-group”, togliendo elezioni significative, allora possiamo vedere una costruzione parallela o un’analoga evoluzione della tecnocrazia parafascista emergere da vari campi di “competenza”. Il tutto senza che i fachidioti in ogni campo abbiano una visuale dell’intero leviatano.
Il lavoro di Foucault e la sua influenza sulle “Smart Cities” su cui insistiamo non è semplicemente un’astrazione, ma si basa saldamente e apertamente sulla revisione paritaria e sulla letteratura accademica riguardante la costruzione delle Smart Cities. Non affermiamo che Foucault abbia sostenuto questo progetto, poiché la sua analisi non è stata una advocacy. Ma l’istituto in cui lavorava aveva una ragione per conservarla.
Per contesto, citeremo prima la sezione pertinente del testo dal sopra citato “Sorvegliare e punire”:
«Questo spazio chiuso, segmentato, osservato in ogni punto, in cui gli individui sono inseriti in un luogo fisso, in cui sono sorvegliati i più piccoli movimenti, in cui sono registrati tutti gli eventi, in cui un ininterrotto lavoro di scrittura lega il centro e la periferia, in cui il potere è esercitato senza divisione, secondo una figura gerarchica continua, in cui ogni individuo è costantemente collocato, esaminato e distribuito tra i vivi, i malati e i morti – tutto ciò costituisce un modello compatto del meccanismo disciplinare. […]
Ma c’era anche il sogno politico della pestilenza, […] La città colpita dalla peste, percorsa dappertutto dalla gerarchia, dalla sorveglianza, dall’osservazione, dalla scrittura; la città immobilizzata dal funzionamento di un potere estensivo che grava in modo distinto su tutti i corpi individuali: questa è l’utopia della città perfettamente governata. La pestilenza (prevista almeno come possibilità) è il processo nel corso del quale si può definire idealmente l’esercizio del potere disciplinare. Per far funzionare diritti e leggi, secondo la pura teoria, i giuristi si collocano con l’immaginazione nello stato di natura; per visualizzare il funzionamento perfetto delle discipline, i governanti sognavano il contesto di una pestilenza». – (Michel Foucault, Sorvegliare e punire: nascita della prigione, capitolo “Il Panoptismo”)
Coloro che sono consapevoli, che hanno abbastanza basi interdisciplinari per vedere cosa si stia veramente sviluppando, si trovano o come rinnegati di quel sistema, o come suoi tirapiedi e ideologi, le cui motivazioni rasentano l’irrilevanza dato che il sistema tenderà sempre a produrre le parti da esso stesso richieste.
Un tipico esempio di questi servitori può essere trovato presso il Queensland Institute of Technology, Facoltà di Giurisprudenza. Dagli studi di diritto in “sinergia” con le corporations nei campi della proprietà intellettuale, delle preoccupazioni ecologiche, del diritto internazionale e dello sviluppo delle “città intelligenti”, emerge il Datafication and Automation of uman Life Research Program.
L’intero progetto è strutturato proprio come la “critica” del FMI che viene dal WEF. L’artwork della loro homepage raffigura una persona imprigionata, e qui dobbiamo presumere che siano contrari a un tale sistema. Se intervistati, quanti affermerebbero che essi siano contrari a soluzioni illiberali e che invece sostengano un discorso di empowerment? Eppure il significato e la sostanza del loro lavoro è interamente corporativo e tecnocratico, privando di significanza gli esseri umani e cambiando le leggi dai requisiti minimi alle massime esigenze della tecnocrazia.
Ad esempio, nel lavoro “Smart Cities as Panopticon: Highlighting Blockchain’s Potential for Smart Cities Through Competing Narratives” di Lachlan Robb e Felicity Deane del programma DAHL, troviamo un microcosmo del mondo invertito, dove la tecnocrazia è mascherata dal linguaggio di neolingua progressista, evidenziato solo nell’abstract:
«Questo capitolo sostiene che le narrazioni delle città intelligenti dimostrano il potenziale valore delle tecnologie blockchain. Attingendo a narrazioni concorrenti all’interno dell’immaginario culturale, sia il “sogno” di una città migliore, sia la “paura” di una struttura oppressiva evidenzieranno la necessità di considerare sia Bentham che il Panopticon di Foucault. Il termine “panopticon” è definito ed esplorato nel contesto della tecnologia blockchain. Così facendo si individuano tre concetti: la natura abilitante di un panopticon; l’uso di un panopticon abilitato alla blockchain per incoraggiare la prosperità umana; e la capacità di una tecnologia come questa di migliorare gli standard della legge al di sopra di un minimo di base. Questo capitolo suggerisce che la comprensione delle smart cities, del panopticon e della blockchain, può consentire un resoconto migliore delle narrazioni concorrenti della paura, il quale può portare a una comprensione più profonda di come questa tecnologia può essere implementata».
Quello che viene proposto qui è identico a ciò rispetto a cui abbiamo costantemente messo in guardia in pezzi come “Deplorevole fino a prova contraria: Kafka, Credito Sociale e Teoria Critica”:
La trasformazione della legge in standard comunitari, per passare da un minimo fondamentale di legalità, a una massima conformità imposta a un ideale; cancellazione della distinzione tra liceità e “virtù”.
Anche nell’atroce opera neo-fascista di Deane, per aggiungere chiarezza e veridicità alla nostra interpretazione della neolingua, abbiamo aggiunto, tra parentesi quadre, il significato decodificato del newspeak utilizzato in “Panoptic blockchain ecosystems: An exploratory case study of the beef supply chain”:
«All’interno di questo documento esaminiamo questa tecnologia attraverso una lente diversa e suggeriamo che la blockchain rappresenti un’espressione tecnologicamente abilitata del moderno panopticon, in qualche modo capovolta. [È letterale, non al rovescio]
Il termine panopticon, concettualizzato per la prima volta da Jeremy Bentham nel XIX secolo, descriveva inizialmente la struttura fisica di una prigione, che al centro includeva una torre centrale. Intorno alla torre c’erano coloro che erano oggetti di osservazione, “i vigilati” o i prigionieri.
L’ambiente e le circostanze in cui si trovavano i prigionieri comportavano il fatto che non potessero sapere se venivano osservati in un determinato momento, e quindi erano incoraggiati [terrorizzati] ad agire nel modo che le regole dettavano. Compiere un’azione al di sotto dello standard prefissato poteva potenzialmente comportare una punizione in seguito al suo verificarsi.
Questo panopticon può essere paragonato alla comprensione attuale di legge e governance. Il suggerimento che promuoviamo in questo documento è che la tecnologia blockchain può incrementare il potere negativo [potere disciplinare] associato alla legge e alla governance. Mostriamo infatti come la blockchain consenta la creazione di associazioni volontarie di conoscenza comune (associazioni di volontariato) [block-chain-gang involontarie], in cui i soggetti partecipanti hanno il potere di autoregolarsi [costretti a controllarsi a vicenda in un sistema di punizione collettiva] in un modo che replica le qualità del panopticon.
Per illustrare queste idee, utilizziamo le osservazioni del progetto Beefledger [il progetto mira a ridurre la disponibilità di carne bovina]. Attraverso queste osservazioni illustriamo perché la tecnologia abilitata alla blockchain e la conseguente formazione di associazioni volontarie di conoscenza comune possono essere desiderabili usando la metafora del panopticon. Nel panopticon, la relazione è una configurazione uno-a-molti [dittatoriale e autoritaria] in cui l’uno è una figura di autorità (il vigilante sul vigilato).
Tuttavia, le blockchain possono consentire un nuovo ruolo per gli “osservati”, vale a dire, essere anche “osservatori”. L’originario “osservatore” può quindi fare un passo indietro, risparmiare energia e lasciare che i soggetti facciano la propria supervisione [block-chain-gang involontarie]. A questo proposito, queste associazioni di volontariato beneficeranno [di ulteriori punizioni] non solo a coloro che parteciperanno al loro interno, ma alla comunità più ampia [standard comunitari creati dall’alto verso il basso]».
Il mondo accademico sta producendo fallimenti morali
Perché c’è un tale desiderio di creare sistemi affini al carcere, per i cittadini liberi in una società?
Perché l’effettivo fallimento della prigione sul modello Panopticon, costruita a Millbank, non viene menzionato? Non ha prodotto lavoro significativo da parte dei detenuti e il tasso di malattie mentali e suicidi è salito alle stelle. In che modo questo non viene affrontato?
Questo perché il progressismo afferma che i tentativi passati di ingegneria sociale sono falliti solo perché il passato non ha goduto del livello contemporaneo della scienza. Fidatevi della scienza.
È qui che possiamo vedere che i tirapiedi accademici della tecnocrazia condividono la visione di Bentham dell’innovazione tecnologica che si fonde con il bene.
Nel tracciare la perfezione di questo sistema del panopticon stesso, le nuove tecnologie consentono di decentrare il carcere e che lo stesso non abbia bisogno di ubicazione.
Movimenti, pensieri, attività che oggi sono ancora legittime, potranno in un secondo momento essere dichiarati retroattivamente illegali, e le stesse potranno essere utilizzate come previsione pre-crimine che porti all’arresto algoritmico per reati non ancora commessi.
I prigionieri diventano le guardie carcerarie e, mettendo insieme il panopticon di Bentham con lo stato di sorveglianza 24 ore su 24, 7 giorni su 7, abbiamo un sistema che supera qualsiasi potenziale ostacolo di bilancio, che Bentham sperava di superare attraverso il vetro oscurato.
Il panopticon della Smart City è un sistema predisposto affinché i cittadini disimpegnino la polizia, si interroghino e si divulghino a vicenda e, peggio, interiorizzino queste regole tecnocratiche in modo tale da indurre una sindrome di Stoccolma di massa. Vediamo questo cancro crescere già con il fenomeno “Karen” sulle disposizioni Covid-19.
Allo stesso modo, il sistema accademico è un sistema impostato in modo che gli studenti entrino con ideali vagamente progressisti e ne escano con una struttura discorsiva connotativa di liberazione ma che tuttavia denota ironicamente l’ordine imposto dall’alto verso il basso dalla tecnocrazia.
Fonte: strategic-culture.org
Traduzione: Alessandro Napoli