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Dugin: La Russia ha preso il peggio dal Capitalismo, la Cina ha preso il meglio

Aleksandr Dugin

Di Aleksandr Dugin

La Cina è l’unica società che, partecipando ai progetti globalisti, non perde la sua identità. Questo è inimmaginabile per altre culture: quando i Paesi occidentali, la Russia, gli stati islamici, latinoamericani lo fanno, sostituiscono la loro identità con quella occidentale, accettano i parametri di base della globalizzazione e ne diventano vittime.

Forse il successo della Repubblica Popolare Cinese è dovuto alla profonda stabilità dell’identità cinese. Di questo, ovviamente, lo Stato ne è artefice.

Ma allora chi è responsabile della struttura di conservazione dell’identità nelle China Town? Alcuni cinesi negli Stati Uniti non parlano nemmeno inglese. Si tratta di una speciale forma di autocoscienza, che, anche immergendosi in una società straniera, conserva le sue caratteristiche.

La Cina non perde la sua sovranità, anzi sfrutta pragmaticamente le opportunità offertele dalla globalizzazione. Questa è la strategia di una rivoluzione conservatrice, non del liberalismo o del comunismo dogmatico. La Cina segue il proprio destino – e l’intero potere intellettuale del Partito Comunista è consacrato a questa causa. Il Partito Comunista si considera la continuazione di un’unica civiltà cinese. Il fulcro dell’attenzione politica della cultura cinese moderna è il Codice confuciano, il rapporto tra confucianesimo e taoismo, i principi strategici di Sun Tzu. La Cina moderna è la stessa Cina eterna che usa elementi della Modernità per rafforzare la propria sovranità.

Se una rivoluzione conservatrice è stata condotta in Iran sotto gli auspici della visione islamica del mondo, rigidamente e in opposizione alla Modernità, in Cina è stata fatta con maggiore delicatezza e flessibilità.

La civiltà cinese usa tutto ciò che è utile per i propri interessi. Questa è la rivoluzione conservatrice, questa è la Quarta Teoria Politica. La Repubblica popolare cinese è interessata a trarre vantaggio anche dal capitalismo cinese: ad esempio, gli oligarchi sono gravati da grandi obblighi sociali e politici. Cioè, è capitalismo con responsabilità sociale. Anche se hanno uno status, non gli appartiene fino in fondo: questo è comune alla civiltà cinese. Se pensano solo a se stessi, verranno estromessi dal sistema. Gli oligarchi locali sono “comunisti” e adempiono parzialmente al dovere dello Stato. Sono i “manager” della Grande Cina.

Questa è una versione di successo di ciò che avremmo potuto e dovuto essere, con i nostri valori. La Cina ha mantenuto il principio della giustizia sociale, uno stato forte, standard etici. Per la globalizzazione vengono fissati dei limiti – quando può danneggiare e violare questi principi (ad esempio, sono vietati i servizi globalisti, i social network, ecc.).

Il capitalismo cinese è capitalismo senza bugie e odio per l’altro. Questo è il capitalismo etico. I cinesi perseguono il principio del bene comune. Il modello occidentale del capitalismo è invece “homo homini lupus”.

Ora è importante costruire un dialogo conservatore-rivoluzionario con i cinesi. Nel prossimo futuro, l’intera architettura del mondo dipenderà dalla cooperazione con la Cina. Nel frattempo, la Cina sta entrando in un nuovo livello di confronto con l’Occidente: ha esaurito tutte le manovre positive, e ora sta compiendo una svolta netta e complicata.

Originariamente tratto da izborsk-club.ru – traduzione di Kristina Russ.

Fonte: fort-russ.com

Traduzione all’Italiano di Alessandro Napoli

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