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Il Libro Verde di Gheddafi: un importante testo verso una Quarta Teoria Politica

Il 14 novembre 1969 Muammar Gheddafi saluta la folla per la prima volta dal rovesciamento della monarchia libica.

Di Alessandro Napoli

Il Libro Verde di Gheddafi è un testo critico per la NR; ecco in breve un’analisi di alcuni punti che riteniamo interessanti e molto importanti, considerando che esso appartiene ad un secolo con determinate peculiarità da un punto di vista ideologico.

In primo luogo, nelle linee guida della rivoluzione di Gheddafi, vi è la considerazione data ai neri africani in termini di panafricanismo, presupposto fondamentale per un multipolarismo. Quello che Gheddafi propone nel Libro Verde combacia perfettamente con l’evoluzione storica dell’anticolonialismo, e dobbiamo tenerlo maggiormente in considerazione ricordando che esso non proviene dall’Africa Nera ma dal Nord Africa Arabo.

A questo proposito Gheddafi ha proposto un incrocio tra nazionalismo panarabo e redenzione africana e possiamo affermare che ciò venne realizzato nella sua Jamairyah. In tal senso, Gheddafi può essere inteso come un esempio di difensore del logos africano e allo stesso tempo di quello arabo, in sintonia con quelle che sono le idee e le prospettive della NR.

Un secondo punto, scaturente dal primo, è la considerazione data all’identità, specificamente libica, costituita da culture tribali. Non si trattava infatti di un nazionalismo di terza posizione che sradicava il retroterra tribale in nome di una singola cultura nazionale sul modello dei moderni nazionalismi illuministi. Ha dato bensì, priorità alla composizione tradizionale della società libica, sostenendo la completa autonomia delle tribù e persino basando lo stesso esercito libico sull’irreggimentazione tribale.

Sebbene questo fu un punto debole sul finire della Jamairyah, poiché quel processo in cui le milizie opposte a Gheddafi si unirono e si vendettero al capitale, venne facilitato proprio dalla stessa frammentazione che ne conseguì. Infatti, esso coinvolse principalmente coloro che erano sotto la bandiera di clan storicamente rivali della tribù e degli alleati di Gheddafi. Si può considerare comunque che l’intenzione del Rais, era giusta, pulita e da interpretare criticamente come contributo alla teoria e alla pratica della Laocrazia nella sua forma più pura se ciò viene messo in relazione con il sistema assembleare che caratterizzava la Jamairyah.

Il terzo punto che abbracciamo è quello che riguarda la posizione della donna nella Libia di Gheddafi, come affermato nel Libro Verde. La donna è centrale nella Jamairyah e allo stesso tempo questa centralità non contraddice il Sacro Corano. Qui, si afferma che la donna è la padrona della casa come l’uomo è il padrone del posto di lavoro. Gheddafi è stato, in questo senso, profetico nel coniugare il contesto del XX secolo con la tradizione islamica, aprendo tra l’altro ampi spazi all’emancipazione femminile pur restando fedele a questa prospettiva.

Gramsci diceva che quando l’Islam avrebbe fatto il suo ingresso nella modernità non sarebbe stato indolore e si sarebbe trattato di un processo piuttosto molto complesso. Questo è sotto gli occhi di tutti al giorno d’oggi, ma nella Jamairyah tale processo è apparso come qualcosa di coerente, armonico e naturale, come dovrebbe essere ovunque nel mondo islamico se gran parte di esso non fosse stato condizionato da forze esterne.

Il quarto punto, conferma il suo genio al riguardo del concetto di Stato Sociale. Qui il concetto coranico di Zaqat viene adattato al contesto storico attraverso il socialismo e senza contraddire la tradizione.

A tal proposito, possiamo aggiungere un’ulteriore esplicazione sul concetto di Zaqat citando la Sura da cui è tratto: “Ciò che prestate a usura, affinché aumenti a detrimento dei beni altrui, non li aumenta affatto presso Allah. Quello che invece date in elemosina bramando il volto di Allah, ecco quel che raddoppierà” (Ar-Rum, 39). Tale idea la si ritrova sia nel socialismo baathista che nello stato sociale di Gheddafi nella sua applicazione più completa.

L’Hayat 39 della Sura Ar-Rum condanna l’usura finanziaria e allo stesso tempo promuove la Zaqat. Zaqat significa “elemosina”, quindi letteralmente fare delle donazioni ai mendicanti, ma sin dai tempi di Maometto, tale concetto, uno dei Cinque Pilastri dell’Islam, si è articolato sino a diventare una forma di tassazione più complessa al fine di costruire, in ogni società islamica, quello che in termini contemporanei potremmo definire un vero e proprio Stato Sociale. Inoltre è da notare, che anche il socialismo baathista e la Repubblica Islamica dell’Iran hanno insistito molto nel perfezionare questa idea attraverso le teorie anticipate da Marx ma senza prendere il marxismo come propria fonte ideologica. La fonte primaria, infatti resta sempre il Corano. Questo è un valido esempio di quanto l’evoluzione naturale delle società tenda al socialismo economico se esse rimangono fedeli al proprio logos e al proprio spirito più intimo, così come avviene anche nel cristianesimo con il concetto di Caritas che è sorprendentemente simile alla Zaqat islamica.

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