I paradossi della destra e della sinistra

Di Alberto Buela
Tutti sanno che sinistra e destra sono termini relativi come genitore e figlio o alto e basso, poiché sono concetti che dipendono l’uno dall’altro.
È noto, inoltre, che le idee politiche di destra e di sinistra nascono da come erano schierati i parlamentari al tempo della Rivoluzione francese e ancor più nota è l’opinione del filosofo Ortega y Gasset nel suo libro La ribellione delle masse dove afferma che: «L’essere a sinistra è come essere a destra, uno degli infiniti modi in cui l’uomo può scegliere di essere un imbecille: entrambi, in effetti, sono forme di emiplegia morale».
Ma quello che pochi conoscono è il paradosso che esiste dopo la seconda guerra mondiale tra i concetti di sinistra e di destra.
Così oggi la sinistra appare o si presenta come progressista, popolare, democratica e avanzata. Si parla addirittura di una sinistra al caviale, che è caratterizzata dalla vita comoda e piacevole di tutti coloro che, parlando dei popoli e delle loro virtù, vivono come persone agiate. Ciò è particolarmente vero per i governanti e i funzionari della sinistra progressista e socialdemocratica dei governi occidentali, da Lula a Zapatero e da Kirchner a Rajoy.
In una parola, essere di sinistra significa essere in cima a un’onda che dà la comodità nella società dei consumi e la fama conferita da tutti i mass media che sono al servizio di questi ideali.
Questo è ciò che chiamiamo “la grande simulazione” o ciò che il filosofo italiano Massiimo Cacciari chiama “la pace apparente”, dove i governi non risolvono i conflitti, ma li gestiscono.
La destra, a sua volta, è il lato diabolico, quello demonizzato. Sono i trogloditi, quelli soddisfatti del sistema. Non possono mai essere i popoli, al contrario, coloro che sostengono i valori tradizionali dei popoli sono i populisti. Nessun candidato in Occidente si definisce di destra perché è politicamente scorretto. Il sistema mondiale dei mezzi di comunicazione, che sono i veri produttori del significato di ciò che accade e di ciò che succede nel mondo, gli cadrebbe addosso e lo farebbe a pezzi.
Tuttavia, qui appare il paradosso che vogliamo citare, destra per i greci derivava da dexiós che significa abilità, fortuna e solidarietà e sinistra da skaiós che significa goffo, rustico, perverso e sgradevole.
Così, al tempo dei Romani, il dexter continuava ad essere l’abile, quindi la manualità e i suoi derivati, directus che è ciò che è corretto; mentre il sinistro è il temibile, l’obsoleto, l’inutile.
Più vicino al nostro tempo, Dante Alighieri nella Divina Commedia fa girare sempre a sinistra il poeta Virgilio per raggiungere il seggio di Satana. E, già alle soglie della modernità, Francisco de Quevedo (1580-1645) afferma che: se vai a fare affari e vedi un mancino, è di cattivo presagio, come se ti imbattessi in un corvo o in un gufo.
Come si vede, il paradosso è ancora visibile. Per duemila anni, almeno, una cosa è stata pensata a destra e a sinistra, e duecento anni fa la gente ha cominciato a pensare a qualcos’altro, totalmente diverso.
Ecco come stanno le cose in questo mondo. Forse è per questo che dobbiamo affrontare questioni più importanti, come suggerisce l’antico versetto per bambini che ci è stato insegnato:
«La Scienza più completa
è quella che l’uomo nella grazia ha compiuto.
Perché in fin dei conti
chi è salvo lo sa,
e chi non lo sa non sa nulla».
Traduzione di Alessandro Napoli
Fonte: legio-victrix.blogspot.com
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