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Dal caos si può uscire solo con l’evoluzione delle anime

The Great Day of His Wrath (John Martin, 1851–1853)

Di Lorenzo Maria Pacini

Nel momento presente, in questo mondo in potente transizione, prosegue la cernita fra quanti sono risolutamente pronti per un nuovo mondo e coloro che, invece, ancora non hanno deciso o hanno rinunciato, accettando il compromesso. Cosa farà chi non è nella via della conoscenza spirituale? Farà delle proposte sul modo in cui si possono migliorare le cose. Quante numerose ricette sociali la società ha già sperimentato! È un pullulare di proposte politiche rivoluzionarie, di movimenti, partiti, di corsi spirituali, workshop, webinar, di ritiri eremitici e comunità alternative.

Avviene inevitabilmente – e proprio perché ci serve per discernere ancora meglio – che persino il cosiddetto “sistema” coi suoi scagnozzi si inserisca in queste realtà, anzi le proponga e gestisca occultamente, in modo da attirare molte persone e poterle dirottare secondo i propri interessi. Ecco perché non è matematicamente necessario “proporre qualcosa”, fornire ricette prodigiose, indicare vie predilette per migliorare le cose. Quando ci si sforza di trovare delle ricette, non si tratta di una cultura dell’avvenire: non è cultura dell’avvenire quando si discute sul modo d’instaurare la pace universale. Stabilire dei programmi è cosa del passato. Il futuro consiste nel fatto che ci siano uomini e donne che agiscono in modo giusto partendo da se stessi. La Scienza dello Spirito non prescrive ciò che è giusto, al contrario mostra all’uomo come può arrivare a fare ciò che è giusto, divenendo giustizia egli stesso.

Se si vuole edificare un mondo nuovo, non si può sperare di sostituire ad un sistema un altro sistema, semplicemente giudicato “migliore” perché privo di alcune di quelle cose che riteniamo negative. Non è una Costituzione a dover sostituire la Costituzione, né un partito a dover soverchiare i vecchi partiti. Un autentico lavoro interiore, e dunque una vera maestria del Cuore, mostra piuttosto ad ogni individuo che deve raggiungere un grado di evoluzione in se stesso e in cui trova, solo da sé, il giusto ordine quando si trova in interazione con gli altri. Questo è il compito di quanti si occupano di destare le coscienze e proporre una formazione per edificare un mondo nuovo.

Finché l’uomo resta schiavo di sistemi di potere, non potrà elevarsi né elevare la natura attorno a sé. Un attaccamento è una scuola per liberarsi dagli attaccamenti, non una spasmodica ricerca di una passione da sostituire. L’uomo, liberandosi e staccandosi dalla coercizione che vive interiormente e nell’ambiente sociale, sarà elevato fino a un livello superiore, perché è solo una vera liberazione che permetterà l’entrata in un nuovo mondo. L’uomo schiavo non potrà mai entrare nei mondi superiori.

Vediamo che, in tutto questo, nel processo trasformativo attuale, anche il caos ha del buono. Se tutta la nostra cultura non si fosse trasformata in caos, le differenti personalità non potrebbero esprimersi liberamente, saremmo tutti amalgamati sempre di più – come d’altronde certi sistemi di governo cercano di fare, per impedire la nostra evoluzione. Bisognava che l’antico ordine fosse fatto a pezzi e trasformato in caos. A tale riguardo, siamo davanti a grandi sconvolgimenti e nessuno può sperare di fare delle trasformazioni nel mondo se non grazie all’evoluzione delle anime. Tutto il resto sarebbe profezia da dilettante. Il cambiamento in atto è in atto in noi, prima ancora che nel mondo. Se non cambiamo noi, il mondo non cambierà se non che nella misura in cui la nostra schiavitù proseguirà con l’ammanto di una libertà esistenziale piacevole e accettabile.

Il caos che viviamo è la materia creatrice ove siamo chiamati a impastare le mani per creare, edificare, manifestare quel nuovo che è già in noi.

Fonte: ideeazione.com

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